lunedì 4 luglio 2011

Una riflessione sui Concorsi di Danza



Negli ultimi tempi, i Concorsi di Danza hanno preso molto piede in Italia. Senza analizzare il perché di questo fenomeno è da constatare che tramite questo confronto tra scuole di danza si assiste a un progressivo innalzamento della qualità. Inoltre questi concorsi sono uno strumento per scoprire veri ballerini talentuosi e insegnanti che rivelano una spiccata vena creativa con le proprie coreografie


Il sottoscritto da parecchi anni è chiamato in qualità di giudice a valutare i partecipanti, lo ritengo un privilegio e mi rendo conto della grande responsabilità che questo comporta ma soprattutto delle grandi aspettative che tutti hanno nei confronti dei concorsi.

Basta tornare indietro di una decina d'anni fa, quando questo fenomeno era solo agli inizi e il livello era abbastanza basso ma grazie al continuo confronto ha portato una qualità crescente e indubbiamente ha spinto anche alcune scuole ad uscire dal proprio ermetismo.

Innanzitutto è doveroso ringraziare tutti quelli che hanno la responsabilità e il coraggio di organizzare un concorso, che in Italia è ancor più faticoso e complicato. Secondo la mia opinione, per organizzare un concorso sarebbe auspicabile tenere presente alcune norme di buonsenso: chi organizza un concorso non dovrebbe far partecipare i propri allievi come concorrenti inoltre dovrebbe evitare di utilizzare gli organizzatori stessi come giudici del concorso.

So cosa vuol dire per una scuola il traguardo di portare a casa un premio e non crediate che un giudice, parlo personalmente, svolga un compito semplice soprattutto nelle serate finali dove la concorrenza è molto forte. Vi confesso che tra gli specialisti del campo, alcune volte si denota un evidente diversità nel giudizio il che è anche normale. Tutto dipende dalla formazione professionale di ogni giurato, dal gusto stilistico personale e dalle esperienze professionali.  

Sono molteplici le forme di giudizio che le organizzazioni di ogni concorso applicano: 

1) Formula della votazione numerica con media dei voti calcolata dall’organizzazione stessa. 
In qualche caso gli organizzatori ingaggiano un notaio per fare la media dei voti e accertare che i risultati siano corretti e veritieri. Vi confesso che questa iniziativa mi piace.
In questa formula tutti i giurati di tutte le tecniche di danza, giudicano tutto in modo identico. 
In questo caso, trattandosi di una media matematica, i giurati vengono a conoscenza dei vincitori direttamente dal presentatore e non raramente mi trovo in disaccordo con il risultato, ma va accettato perché è questo la regola. 

2) Formula della votazione numerica ma con discussione finale della commissione.
In questo caso i giurati possono modificare i loro voti. Durante le discussioni capita che la commissione non si trovi d'accordo e quindi si procede a una seconda votazione per maggioranza.

3) Una commissione unica per tutte le categorie in gara ma il giudice specialista di una tecnica ha un voto più incisivo nella categoria stessa.
In questo caso il giudice specialista ha una rilevanza maggiore sulla propria categoria

4) Una commissione di giuria separata per ogni tipo di tecnica di danza.
Ogni giudice di categoria  giudica solamente la propria.

Nel caso di una giuria numerosa, mi piacerebbe prendere in prestito un meccanismo di giudizio utilizzato nello sport: scartare il voto più basso e quello più alto e fare una media dei rimanenti.

Ormai i concorsi sono diventati una vera e propria istituzione e a beneficio di tutti sarebbe auspicabile che il giudizio fosse più vicino possibile alla realtà.

Il primo problema che si affronta in queste manifestazioni è la divisione delle categorie. A volte si è costretti a giudicare nella stessa categoria allievi di 8 anni con uno di 12,  cosa difficile perché anche se ci sono solo 4 anni di differenza, il loro sviluppo fisiologico è molto diverso, in quell'età, anche solo un anno di differenza comporta sviluppi diversi sia fisici che intellettuali. Sappiamo però che questa suddivisione è dettata da una necessità organizzativa e dobbiamo accettarlo. 

L'altro problema che si affronta è giudicare nella stessa manifestazione accademie che offrono uno studio giornaliero di diverse ore e altre accademie dove lo studio è limitato a poche ore settimanali.

Una delle discussioni più comuni tra i giurati è: valutare maggiormente un balletto disciplinato, pulito e curato nei dettagli a discapito però di una tecnica povera e scarsa o un’altra coreografia dove la tecnica e il linguaggio coreografico sono più ricchi ma come si dice nel nostro gergo un po' "sporchi". 
Questa è proprio la parte più soggettiva nel giudizio che segue in tutto e per tutto solo il gusto personale di chi giudica.

Spesso alla fine dei concorsi chi non vince non accetta il risultato della giuria e allude che i risultati siano frutto di combine. A me non è mai capitato di essere coinvolto in una situazione del genere. Bisogna accettare con sportività e serenità il giudizio e anche di fronte ad eventuali ingiustizie bisogna far comprendere ai propri allievi che ci saranno altre opportunità sempre che si continui a  lavorare sodo per cercare di migliorare le proprie capacità tecniche ed interpretative.

Il bello di questa formula è che non si tratta di un campionato con sempre gli stessi partecipanti e le stesse squadre, ogni concorso è una storia a se e molto spesso capita che un vincitore di un concorso non arrivi nemmeno in finale ad un altro, questo dipende dai diversi partecipanti e dalle diverse giurie.

Mi sento di dare un suggerimento agli insegnanti. Quando si sceglie una coreografia per il propri ragazzi, spesso si cade nell'errore di preparare delle coreografie non idonee all'età e alla preparazione tecnico-fisica degli allievi, magari semplicemente scelte perché piacciono. 
Perciò lavorate sodo e credete nei vostri insegnanti che dimostrano una ammirevole passione e portate avanti la danza che per me è l’attività più bella del mondo.
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